Un’antica tradizione narra che questo documento fu inventato intorno al II secolo a.C. lungo le rive dei fiumi della magnifica Cina. Deve quindi aver viaggiato lungo le rotte delle carovane verso i centri musulmani della Persia e verso la costa siriano-palestinese, da dove si è poi diffuso nei paesi arabi della Spagna e del Nord Africa.
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La prima testimonianza storica della sua esistenza e del suo uso nel Mediterraneo è una lettera scritta su questo documento dalla contessa siciliana nei primi anni del XII secolo. Una prova certa che il documento fosse già diffuso nell’isola al tempo della conquista normanna e che fosse prodotto in officine lungo le coste africane e in Spagna. Il popolo amalfitano, che era presente in Sicilia e nei principali porti e centri commerciali dei califfati arabi dell’Africa come Alessandria, Il Cairo, Kairuan, El Medhia dal decimo secolo, fu certamente il primo ad apprenderne le tecniche di produzione.
Un decretale di Federico II, datato 1231, è la più antica testimonianza dell’uso di questo documento ad Amalfi. In quell’anno, infatti, il re di Sicilia proibì al popolo amalfitano di scrivere documenti ufficiali su carta, invitandoli a mantenere l’uso della tradizionale pergamena, che poteva essere meglio conservata. Durante lo stesso secolo, inoltre, una cartiera doveva già funzionare lungo il fiume Amalfi, come sembra testimoniare un atto, in cui è possibile leggere:
«Articolo concedunt etiam ei actionem faciendi pilam a Clarito seu in flumine ..».
Il termine pila indica chiaramente una sorta di vasca in cui venivano triturati gli stracci per la produzione della carta. Un testamento del 1268, dettato dalla mercante amalfitana Margarito Marcagella, affermò tra l’altro che:
“Habeo in Amalphia de coctone uncias duodecim auri, voce habeo resini tres charta”.
Quindi questo commerciante di Amalfi ovviamente acquistò cotone per trasformarlo in risme di carta. Alcuni anni dopo, nel 1289, un documento di Ravello menziona la carta bambagina o bombicina, realizzata con stracci di cotone (bombax).
Questo particolare tipo di stoffa era uno dei principali prodotti del commercio marittimo amalfitano, tanto che il Platea Bambacariorum, che è il mercato dei mercanti di stoffe, era presente nell’area costiera della città marittima nel Medioevo.